La posta del cuore di Stalin

 

Si è rivolto a me un gruppo di giovani compagni, chiedendomi di esprimere sulla stampa la mia opinione a proposito delle questioni relative alla scienza del linguaggio, particolarmente in riferimento al marxismo nella linguistica. Non sono un glottologo, e non posso, naturalmente, soddisfare completamente questi compagni. Ma, per quanto riguarda il marxismo nella linguistica, come nelle altre scienze sociali, questo è un tema con il quale ho un legame diretto. Ho quindi acconsentito a rispondere a una serie di domande rivoltemi da questi compagni.

Stalin, Il marxismo e la linguistica

 

Nel 1950 Stalin pubblica un pamphlet dal titolo “Il marxismo e la linguistica” per esporre le proprie teorie circa il linguaggio e tutti i vari annessi e connessi. Il testo presenta tutti gli stilemi tipici della produzione staliniana e in particolare salta all’occhio l’incipit: l’autore finge sempre infatti di ricevere lettere da compagni alle quali risponde certosinamente esponendo la propria teoria politica sull’argomento del momento. L’artificio retorico è semplice ma parecchio efficace e gli permette di evitare un bel po’ di critiche e accuse sulla tranquillità con cui il nostro si mette a pontificare su argomenti a sproposito (un giorno vi parlerò dei suoi consigli d’amore).

Di linguistica Stalin scrive parecchio, ma tra tutto il materiale che ci ha lasciato questa lettera in particolare mi affascina da sempre per varie ragioni. Un po’ perché al suo interno espone in maniera del tutto tranquilla le basi di quella teoria linguistica che nell’arco del ventennio 1930-1950 ha completamente demolito il panorama multilinguistico dei territori dell’ex Unione (con tanto di deportazioni e accuse di spionaggio affibbiate a intere popolazioni). Un po’ perché la discussione di svariate pagine “può la lingua russa essere considerata reazionaria o no?” (s’apra il dibattito) contiene risposte a domande che non sapevate neppure di voler porre. Un po’ perché “non so nulla di quello di cui sto per parlare ma permettetemi di spiegarvelo” è un’introduzione meravigliosa.

Quello che conta, comunque, è il fatto che Stalin nell’URSS del 1950 pensi sia doveroso dare una direzione al dibattito sulla lingua. Di lingua e linguaggio parliamo tutti e ne parliamo male. Diamo una grande importanza al ruolo che la lingua ha nel dare forma alle idee del mondo che ci circonda e siamo consapevoli del fatto che l’uso delle parole non sia neutro. La lingua è rivoluzionaria e per suo tramite si combattono battaglie secolari.

Il mio tentativo di evitare il lavoro il più a lungo possibile mi ha portato a confrontarmi con alcune di queste battaglie e mentre aspetto di ricevere lettere che mi preghino di parlare di linguistica, lo faccio per conto mio.

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